ARCHIVIOLa guerra del “Velia”, vince Chirico: bilancio approvato, politica Ko

admin24/07/2012
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Franco-chirico

Lo schiaffo è di quelli rumorosi e difficilmente ci saranno altre guance da porgere, la lotta politica non si nutre di sentimenti. Forse è giusto che sia così. Il fatto è che Franco Chirico (foto) presidente del consorzio di bonifica “Velia”, è riuscito a sferrarne uno di quelli sonori alla rappresentanza politico-partitica in abbraccio promiscuo (dal Pd al Pdl passando per l’Udc) peraltro malcelata dietro le figure dei cosiddetti “dissidenti” interni agli organi di gestione, di cui abbiamo parlato nel corso di questa inchiesta.

Il bilancio passa, il giro di boa s’è compiuto venerdì scorso: sarà difficile ora andare in cerca di argomenti per rovesciare la guida dell’ente. Circolavano molti pretesti, alcuni anche pittoreschi: “Chirico sta in quel posto da troppo tempo” oppure “Chirico ha un’età avanzata” e bla-bla-bla. Cioè niente, come nel nulla è finita una partita a scacchi che si sperava offrisse giocatori dotati di minime qualità. E’ andato tutto storto, a quanto pare, con pesante scorno dei protagonisti perché, scava e scava, le cose vengono fuori inesorabilmente.

Senza scendere nel dettaglio tecnico delle modalità di votazione (sono state due, la prima è finita in parità 8 a 8 e la seconda, dopo l’abbandono dell’aula dei dissidenti, con approvazione unanime dei consiglieri, cui s’è unito il delegato della Regione Sergio Forgione, rimasto fedele al mandato ricevuto da Caldoro) va riferito che, a differenza di quanto detto in più riprese, non c’era la volontà di «cambiare la guida del Velia perché è cambiata la maggioranza». Non è così, nonostante questa presa di posizione (da Valiante a Cobellis, passando per il rappresentante della Provincia, l’avvocato Avallone, portavoce dei dissidenti) sia anche stata cristallizzata nella riunione delll’VIII commissione regionale, guidata dal consigliere Udc Pietro Foglia del 10 luglio, di cui abbiamo dato conto nell’edizione di domenica scorsa. A scorrere la trascrizione, si  nota che la riunione si è chiusa con l’intendimento di esperire la possibilità della nomina di un commissario ad acta per la convocazione della deputazione amministrativa. Una disputa giuridica formale, come spesso accade in questi casi. Vai a vedere, invece, tra gli atti successivi e che cosa scopriamo? Che dall’VIII commissione è partita una richiesta alla giunta regionale della Campania per la nomina di un commissario del consorzio, sulla base delle norme regolamentari che intervengono nei casi di impossibilità di funzionamento, gravi omissioni, indegnità e tutti gli altri casi che rendono la vita di un ente pubblico economico incapace di continuare. Un trucchetto finale, destinato ad infrangersi contro lo scoglio non solo dell’approvazione del bilancio che sterilizza ogni pretesa, ma anche a preparare una stagione di “fastidi” per il presidente Foglia ed alcuni consiglieri regionali, visto che nella deliberazione si diceva una cosa salvo poi tentarne un’altra. Non si può fare, ci sarebbe anche una qualificazione giuridica penale per casi del genere. Si vedrà.

E’ stato tentato un blitz all’ultimo minuto per commissariare l’unico ente virtuoso (fino a prova contraria) di un territorio come il Cilento che di virtuoso oggi conserva poco. Con Bassolino ci riuscirono e gli esiti li conosciamo: con Caldoro l’operazione è stata bloccata, forse anche a causa di un certo dilettantismo che, se da un lato fa esultare lo schieramento pro Chirico (quello che lo elegge alla presidenza da molti anni) dall’altro preoccupa perché lascia supporre che del territorio non è che freghi molto ai propri rappresentanti. Diversamente non si spiegherebbe tanto accanimento, unito all’ingenuità di chiedere l’azzeramento della dirigenza già alla prima riunione ufficiale post elettorale. Basterebbe, tra l’altro, sottolinare che venerdì, quando si è trattato di discutere il bilancio, la formazione dissidente si è trincerata dietro un esilarante «Noi non parliamo perché la nostra posizione la esprimiamo con il voto». Ma se non si parla del bilancio, di cosa si dovrebbe parlare allora? Com’è andata a finire lo sappiamo.
Inseguito a lungo, alla fine Chirico non ha potuto più sottrarsi ad una dichiarazione. «I rappresentanti che sostenevano la mia posizione hanno argomentato, i contributi sono stati tutti apprezzabili e dal segno concreto. Dall’altra parte scena muta, una cosa imbarazzante per tutti. E’ stata la prova di quel che ho detto più volte. Erano teleguidati, eterodiretti. Ed anche male. Si fa così l’interesse del territorio, cari Cobellis, Valiante e company?»
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Roma” del 22 luglio 2012)

 

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