Stavolta non ha copiato nulla. E neppure ha travasato stralci di ordinanze o informative da consegnare a Repubblica, per poi condividerli con Fabio Fazio. Men che meno deve difendersi dall’accusa di saccheggio di articoli altrui.
No: stavolta Roberto Saviano(foto a sinistra) sembra prossimo alla scomunica. Don Luigi Merola(foto a destra) noto prete fondatore dell’associazione -poi divenuta fondazione- per il recupero dei bimbi di strada “A’ voce d’e creature” ed ex parroco di Forcella, peraltro sotto scorta anche lui da un bel pezzo, l’altra sera l’ha sparata dritta negli occhi del pubblico che lo ascoltava: Saviano, a suo dire, avrebbe fatto una “schettinata”, tragico sinonimo contemporaneo di codardia nato dopo il caso della Costa Concordia.
E’ mercoledì sera, siamo nella chiesa di San Francesco ad Aversa, centro del casertano considerato ad alto rischio di inquinamento mafioso. Gli studenti del liceo artistico avevano invitato don Merola e il vescovo Spinillo a un dibattito sulla legalità. Prende la parola il preside, l’assemblea ha inizio: flash, telecamere e telefonini pronti in modalità foto/video, i ragazzi cominciano a far domande.
Quando don Luigi agguanta il microfono è il fiume in piena che un po’ tutti hanno imparato a conoscere: «Roberto Saviano mi ha dato un dolore. Ci ha lasciati nella tempesta, come il comandante quando va via dalla nave nel pericolo. Ha avuto il grande merito di accendere un riflettore sulla camorra, ma non doveva andare via da Napoli e dalla Campania. Sarebbe dovuto rimanere qui, in mezzo a noi». Auspicio che, per uno che di camorra ne mastica, lascerebbe intendere che a restare in Campania di pericoli non ne avrebbe poi corsi tanti. Oggi è diverso, essendo la tutela giustificata dall’appartenenza allo star system.
Don Luigi precisa: «Siamo amici, ci sentiamo spesso e sa perfettamente quel che penso della sua scelta». E meno male: se non lo fossero stati chissà cos’altro avrebbe potuto aggiungere il vulcanico prete dopo avergli dato dello Schettino (foto al centro).
Nel giro di una settimana Saviano si becca un’altra randellata dopo quelle del commissario per la Tav Virano e del procuratore di Torino Caselli. Nel commentare l’ultima lenzuolata dell’autore di Gomorra su Repubblica, dove ha affastellato brani di vecchie indagini sull’alta velocità ma dimenticando che il problema del minimo ribasso nelle gare è stato risolto già dal 2005, si è sentito rispondere da Virano che «tutti gli appalti saranno fatti da un’unica società mista, di diritto francese (con la presenza nel Cda di un rappresentante dell’Ue). Così si garantisce che non si potranno determinare differenze di importo nei due paesi, con capitolati ed elenchi prezzi unificati». Un Caselli diplomatico ha invece detto: «Quanto a vigilanza non è che siamo proprio all’anno zero». In senso temporale, ovvio: Santoro stavolta non c’entra.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 10 marzo 2012)